18 anni, vi aspetto!

Oggi a scuola il professore ci ha fatto pensare a che cosa vuol dire “credere in noi stessi”. Ci ha detto che credere in sé stessi è la base per la nostra crescita e per il nostro futuro e che solo così si può andare davvero avanti.

Mi chiamo D. e tra un mese compirò 18 anni e sono davvero terrorizzata.

I miei educatori e il mio Servizio Sociale mi hanno detto che potrò restare in comunità anche dopo i 18 anni se lo desidero e che tutti saranno disposti ad aiutarmi per affrontare quello che qui si chiama il “percorso di autonomia”.

Beh… anche se vi ringrazio davvero tanto, io solo a sentire questa parola sono TERRORIZZATA.

Autonomia: sarò mai in grado di essere autonoma davvero? Di fare tutto da sola? Di mangiare da sola? Di dormire da sola? Di vivere in una casa da sola? Perché per noi ragazzi che siamo in comunità, compiere 18 anni non vuol dire soltanto pensare alla festa che faremo con i nostri amici (che poi quest’anno, essendoci il covid, sarà anche una festa del cavolo…)

Per noi che siamo in Comunità, compiere 18 anni vuol dire che devi salutare gli educatori e i tuoi compagni di comunità e cominciare a vivere da solo, in una casa dove andrai a fare la spesa, pagherai le bollette, cucinerai e mangerai da solo.

E io ho davvero tanta paura perché non so se ce la farò.

In questo momento la mia testa è piena di questi pensieri, talmente piena che avrei voglia di una pausa. Un po’ come quando guardi un film e a un certo punto lo metti in pausa per avere il tempo di tornare indietro e capire meglio quelle scene che sono andate troppo veloci. Ma poi penso: se metto tutto in pausa, riuscirò a ripartire da dove mi sono fermata o rischio di dover ricominciare tutto da capo?

Poi però mi fermo a parlare con gli educatori e ogni volta loro mi ricordano che, prima di arrivare qua, io non pensavo che sarei riuscita nemmeno a prendere la terza media. E invece adesso sono iscritta in prima superiore e ho dei bellissimi risultati a scuola e sarò sicuramente promossa. 

E quindi forse ha ragione il mio professore che la prima che deve credere in sé stessa sono io. E che, anche se ogni tanto mi dimentico di questa cosa, forse questo film che è la mia vita, io lo posso mettere in pausa grazie ai miei educatori e, riavvolgendo il nastro, posso rivedere tutti gli obiettivi che ho raggiunto e dirmi “Sì, ce la posso fare anche io a diventare autonoma!” 18 anni, vi aspetto a braccia aperte!

D.